I CIMBRI
Introduzione generale: I Cimbri Sulle montagne del nord Italia, tra Verona, Vicenza e Trento, vive il gruppo linguistico dei Cimbri; nell'Europa centrale essi sono i germanofoni situati più a sud. Le loro regioni di provenienza sono la Baviera ed il Tirolo, da cui emigrarono attorno all'anno 1000 grazie alle relazioni culturali e personali del vescovo di Verona con l'abate del convento di Benediktbeuern, allo scopo di colonizzare le allora disabitate regioni montane del Vicentino e del Veronese. Umanisti e letterati italiani diedero a questo piccolo popolo montanaro la denominazione di "Cimbri" in risposta alla questione sulla provenienza di questi coloni germanici nell'Italia Settentrionale, collegandoli così ai Cimbri e Teutoni annientati dal comandante romano Mario nel 101 a. C. In realtà la lingua e le testimonianze storiche rimandano chiaramente ad una emigrazione medioevale dalla zona in cui si parla il dialetto bavarese. Parole cimbre come Ertag e Pfinztag per 'Dienstag' (martedì) e 'Donnerstag' (giovedì), il gruppo fonetico hoaá per 'heiá' ed altre cose testimoniano un dialetto bavarese antico, che sotto molti aspetti ha mantenuto fino ad oggi lo stadio linguistico del Medioevo. Un tempo i Cimbri godevano di una forma di autogoverno; chiamavano i loro territori "Sette Comuni" (attorno ad Asiago in Provincia di Vicenza) e "Tredici Comuni" (a nord di Verona). Al più tardi con l'arrivo di Napoleone furono loro tolti gli ultimi resti della precedente autonomia; i susseguenti conflitti tra Austria ed Italia colpirono i Cimbri molto duramente, perchè durante la Prima Guerra Mondiale il fronte correva proprio all'interno del loro territorio. Non c'è, perciò, da meravigliarsi, se l'imminente estinzione della lingua cimbra fu temuta già da tempo; già alla metà del XIX. secolo il dialettologo bavarese Johann Andreas Schmeller, fondatore della stessa dialettologia scientifica, aveva visitato la zona e pronosticato l'imminente estinzione del Cimbro. E invece: contro tutte le previsioni il Cimbro si è mantenuto fino ad oggi. La lingua cimbra è sopravvissuta anche all'evacuamentodi gran parte della popolazione durante la Prima Guerra Mondiale. Soprattutto a Giazza nei Tredici Comuni e a Roana e nella sua frazione Mezzaselva nei Sette Comuni vivono persone parlanti il Cimbro; essi sono, tuttavia, già da molto tempo una minoranza all'interno degli stessi paesi. Nella sola località di Luserna / Lusern (in Provincia di Trento) il Cimbro, così tante volte dichiarato morto, viene usato ancora oggi addirittura dall'intera popolazione come lingua corrente.
Storia dei Cimbri (cenni) As bi biar! Così come Noi! Questo è il nostro saluto cimbro a tutti
coloro, che hanno aperto questa Home Page! Vi auguriamo lo stesso - se
non un maggiore - interesse e un identico entusiasmo per il piccolo mondo
dei Cimbri. L'antica Saga inizia con queste parole: "De ünsarn eltarn
habent hortan kchöt, dass dar ünsar stam vun zimbarn ist von tåüschen
lentarn af an nort kömet in des bellische lant, in zait vom krige, ba
dar grosse stroach ist den gant übel./ I nostri genitori hanno sempre
raccontato, che la nostra stirpe dei Cimbri è venuta dal Nord in tempo
di guerra in terra italiana , poichè la grande battaglia aveva avuto per
loro esito negativo." <1> Ogni saga ha un carattere eziologico, cerca
cioè di chiarire ciò che a primo acchito appare fuori del comune. Il nostro
racconto si occupa del problema, di come sia possibile che un popolo,
che parla una lingua dai suoni germanici, viva all'estremo bordo meridionale
delle Alpi nord occidentali in piena area linguistica italiana. La saga
mette in relazione la provenienza dei Cimbri settecomunigiani con la storia
del popolo dei Cimbri, provenienti dallo Jutland in Danimarca, che emigrarono
- primi tra tutti i popoli germanici - nella penisola italiana, ma furono
sconfitti nel 101 a. C. dall'esercito romano di Mario. Uno sparuto numero
di guerrieri cimbri sarebbe sopravvissuto nel "grande scontro" (grossen
Stroach) e avrebbe trovato rifugio sulle montagne del Veneto. In questo
modo si sarebbero formati i Sette Comuni in provincia di Vicenza e i Tredici
Comuni in provincia di Verona, gli abitanti dei quali parlerebbero ancora
l'antica lingua germanica dei cimbri appunto. La ricerca storica e l'analisi
linguistica hanno da tempo appurato come la saga dei Cimbri sia un racconto
mitico, che non contiene nulla di scientificamente accertato. Nonostante
non domini ancor oggi in alcun modo una assoluta evidenza sulla "Questione
Cimbra"
Locazione Cenni sulla locazione delle tre enclavi cimbre: 7 Gemeinden / 7 Comuni, 13 Gemeinden / 13 Comuni e Lusèrn / Luserna La lingua cimbra è potuta sopravvivere nelle tre enclavi etnico linguistiche di Roana / Robaan (7 C.), Giazza / Ljetzan (758 m. s.l.m.) (13 C.) e Luserna /Lusern (1333 m.), soprattutto grazie al loro isolamento geografico, per certi versi estremo. I tre paesi cimbri sono lontani sia dai grandi centri urbani dell’Italia Settentrionale che da ogni arteria viaria di rilievo. Solo dettagliati atlanti geografici e precise carte stradali riportano i nomi delle nostre località; riteniamo, perciò, possa essere utile offrire una descrizione storico-geografica, che valga, nel contempo, anche come introduzione e orientamento per gli altri nomi di luogo, inseriti nella Home Page. Le regioni, nel cui territorio si trovano le nostre isole linguistiche, sono, nel caso di Roana e di Giazza, il Veneto, nel caso di Luserna, il Trentino-Alto Adige. Il Veneto è diviso amministrativamente nelle province di Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza; il Trentino-Alto Adige nelle province autonome di Trento e di Bolzano/Bozen-Südtirol. L’enclave cimbra di Roana è situata nella parte settentrionale, montagnosa della provincia di Vicenza, sull’altopiano dei Sette Comuni o di Asiago, sulle Prealpi venete. Anche l’isola linguistica di Giazza si trova nel Veneto, ma in provincia di Verona; essa è una frazione del comune di Selva di Progno, che a sua volta è uno dei cosiddetti Tredici Comuni veronesi, situati in quella zona di montagna, chiamata anche Lessinia. Luserna, infine, è amministrativamente all’interno della provincia di Trento, nella regione autonoma del Trentino-Alto Adige, sugli altopiani di Folgaria, Luserna e Lavarone, che rappresentano la continuazione orografica trentina dell’altopiano dei Sette Comuni. Proprio il fatto che le nostre isole liguistiche cimbre si trovino in due regioni diverse, una delle quali gode di uno statuto di autonomia, ancorato internazionalmente al trattato di pace di Parigi (1946), ne caratterizza le possibilità di tutela e di sviluppo. Questa diversità, però, non è subentrata solo nel tempo recente, al momento dell’introduzione, trent’anni or sono delle regioni, essa è una caratteristica, che segna tutta la storia delle nostre località e della stessa entità cimbra, dalla colonizzazione fino ai giorni nostri. Le comunità cimbre del Veneto, Roana e Giazza, fanno parte, come già detto, rispettivamente dei Sette e dei Tredici Comuni, in tutto il territorio dei quali si parlava, fino a 200 anni fa’, in modo quasi unitario il cimbro. I nomi dei Sette Cumuni vicentini sono: Asiago / Sclège, Rotzo / Rotz, Roana / Robàan, Lusiana / Lusàan, Gallio / Ghel, Enego / Genèbe e Foza / Vüsche. Dal punto di vista geomorfologico il territorio dei Sette Comuni si distingue chiaramente dai territori confinanti, in quanto esso forma un altopiano, delimitato a ovest dalla Val d’Astico, ad est dalla Val Sugana e discendente a sud verso la Pianura Padana. Anche i Tredici Comuni veronesi, nei quali si trova Giazza, formano un’unità geomorfologica abbastanza distinta dai territori circonvicini, chiamata anche Lessinia. „Nell’ambito delle Prealpi Venete i Lessini costituiscono una tozza penisola protesa nella Padania, delimitata a nord ed ai lati da grandi scarpate d’erosione, ma degradante gradualmente verso sud, sino ad un contatto dolce con l’alta pianura. Di forma grossomodo trapezoidale, con la base meridionale e l’altezza di circa 30 km, e la base settentrionale di 10 km, i Lessini costituiscono un tavolato immergente a sud“ (Sauro, U., >>I Monti Lessini: aspetti della conquista antropica di un territorio prealpino<<. In: Volpato, G. 1983: 19). I nomi dei Tredici Comuni sono: Badia Calavena, Bosco Chiesanuova, Cerro Veronese, Erbezzo, Roveré Veronese, S. Mauro di Saline, Selva di Progno, Velo Veronese, ...). L’isolamento e l’unità geomorfologica del territorio furono, già a partire dal periodo medievale, il presupposto per lo sviluppo unitario di una vera e propria indipendenza linguistica e politica. Sia i Sette che i Tredici Comuni furono, quasi sin dal tempo della loro fondazione per opera dei coloni cimbri, all’interno del territorio controllato dalla repubblica marinara di Venezia, alla quale i cimbri fornirono per secoli il legname per la costruzione delle navi della flotta. Per questi servigi e per il fedele controllo dei confini - non dimentichiamo che le colonie cimbre si trovavano all’estremo margine settentrionale del territorio di S. Marco - le nostre comunità ottennero dai dogi un’ampia autonomia, mantenuta e confermata nel corso dei secoli, con proprie leggi e statuti. La capitolazione di Venezia, nel 1797, per opera di Napoleone e l’attribuzione del territorio veneziano alla corona austriaca durante il Congresso di Vienna, nel 1815, posero fine all’autonomia amministrativa dei Sette e dei Tredici Comuni e tolsero agli stessi quella plurisecolare tutela, che Venezia aveva loro garantito. Nel 1866 il Veneto fu unito al nascente regno d’Italia. Il 23. Maggio 1915 l’Italia dichiara guerra all’impero austro-ungarico degli Absburgo; l’altopiano dei Sette Comuni e tutta la zona di Luserna e Lavarone divengono improvvisamente zona di guerra, i cimbri veneti sul fronte italiano, i cimbri trentini su quello austriaco. Le nostre montagne divennero teatro di alcune delle più sanguinose ed massacranti battaglie di tutta la prima guerra mondiale. I paesi furono ridotti a cumoli di macerie e di rovine; gli abitanti dei Sette Comuni furono evacuati nella Pianura padana, dove furono costretti a parlare sia tra di loro che con i loro bambini, in italiano, per non essere considerati nemici (Costantina Zotti). Molti non ritornarono più sull’Altopiano. Le vicende che caratterizzarono la storia di Luserna furono segnate dal fatto, che essa non si trovava, come Roana e Giazza, sotto il governo della Serenissima, ma, bensì, sotto quello della contea del Tirolo, con la quale condivise l’evoluzione storica. Anche Luserna fu coinvolta direttamente dalla Grande Guerra, essendo stata l’ultimo avamposto austriaco in direzione dell’Italia ed essendo collocata nelle vicinante dell’omonimo forte militare. Poco dopo la dichiarazione di guerra i Lusernesi dovettero essere evacuati quali rifugiati di guerra e, poiché erano cittadini dell’impero austro-ungarico trovarono rifugio in Moravia (Francesco Nicolussi-Paolaz). Il trattato di pace di Saint-Germain assegnò all’Italia la parte di territorio tirolese a sud del Brennero e i Lusernesi divennere da cittadini austriaci, cittadini del regno d’Italia. La presa di potere dei fascisti, nel 1923, comportò per i germanofoni di Luserna, come per quelli del vicino Sudtirolo tutta una serie di provvedimenti repressivi. L’uso del tedesco fu vietato, come pure l’insegnamento scolastico dello stesso. Anche i Lusernesi, assieme ai sudtirolesi e ai mocheni ottennero il „diritto“ di poter optare per l’impero tedesco; 250 nella sola Luserna si decisero per la Germania e furono trasferiti in Boemia. All’interno delle trattative, seguite alla fine della seconda guerra mondiale e culminate con il trattato di Parigi, l’Austria e l’Italia (accordo Gruber-De Gasperi) concordarono per gli abitanti germanofoni delle province di Trento e di Bolzano una specie di autonomia, che garantisse loro, tra le altre cose, il diritto all’uso della lingua tedesca negli uffici e nella scuola. L’accordo Gruber-De Gasperi fu, di fatto, inserito nel trattato di pace di Parigi tra l’Italia e i rappresentanti alleati e venne garantito così a livello internazionale. L’inadempienza del governo italiano nel realizzare gli impegni assunti nel trattato di Parigi scatenò l’irritazione e l’accesa protesta dei sudtirolesi, che sfociò nella richiesta di scioglimento dell’unità amministrativa della parte bolzanina della provincia di Trento a maggioranza tedesca da quella trentina a maggioranza italiana. Bisogna, infatti, ricordare che il governo fascista aveva amministrativamente raggruppato tutto il Tirolo a sud del Brennero in un’unica provincia, quella appunto di Trento. Di fatto furono create due province, quella di Trento e di Bolzano/Bozen-Südtirol, depositarie entrambi dell’autonomia derivata dall’accordo Gruber-De Gasperi, in un’unica regione: Trentino-Alto Adige. Una commissione speciale, detta dei „Dodici“, perché composta di 6 membri della provincia di Trento e di altrettanti di quella di Bolzano, si occupa dell’elaborazione di norme, che attuino lo Statuto di Autonomia della regione autonoma Trentino-Alto Adige. Per la provincia germanofona di Bolzano/Bozen-Südtirol fu, inoltre, decisa una serie di norme, raccolte nel cosiddetto Pacchetto di Autonomia, atte a garantire la tutela e la promozione del gruppo etnico di madre lingua tedesca e di quello di madre lingua ladina, già previste dall’accordo Gruber-De Gasperi, oltre che regolamentare una pacifica convivenza e la distribuzione paritetica delle attività e dei fondi sociali con il gruppo etnico di madre lingua italiana. Anche per l’elaborazione delle norme di attuazione del pacchetto di autonomia, concluso, per altro solo nel 1993, fu costituita una commissione, chiamata dei „Sei“, perché composta da tre esponenti del gruppo etnico tedesco e da tre di quello italiano. Dopo lo scioglimento dell’unità amministrativa delle due province e il ridisegnamento delle stesse sono rimasti, quali unici cittadini germanofoni nella provincia di Trento, i 362 abitanti di Luserna, all’estremo margine meridionale del Trentino e i Mocheni nella Valle del Fersina. Nonostante l’accordo Gruber-De Gasperi tuteli esplicitamente tutti i „German speaking inhabitans“ della „Trento province“, questo fu di fatto messo sempre e solo in relazione con la problematica del Sudtirolo fino a raggiungere l’elaborazione del pacchetto di autonomia per la suddetta provincia. Per i Lusernesi e i Mocheni non ci fu mai quel riconoscimento giuridico quale gruppo etnico di madre lingua tedesca, che, a nostro avviso, rapprenta il presupposto di ogni futuro intervento di tutela. CENNO STORICO SUI XIII COMUNI VERONESI Azzarino - *Kalwein - (Mabado) - *Nuagankirchen - Kampsilvan - *Cerro (Silva Hermanorum) - *Erbezzo - *Roveré di Velo (Veronese) - San Bortolo (tedesco) - *San Mauro (Moritz) - Prugne - Tavernole - Porrental- Vellje (Feld) DiI CIMBRI erano un popolo che risiedeva nelle zone nord dell’attuale Jutland, Danimarca, e che un tempo si chiamava Kimberland cioè terra dei cimbri. Questo popolo circa 200 anni prima di Cristo dovette emigrare verso sud e dopo varie tappe, decise di entrare in Italia attraverso il Brennero, così come fecero molti altri popoli. I cimbri trovarono l’opposizione dell’esercito romano e dopo vari scontri il console Caio Mario e le sue armate sconfissero definitivamente i cimbri: Sembra che alcuni sopravvissuti da questa disfatta , rifugiatisi sulle zone impervie e disabitate delle Prealpi Venete fondarono le comunità attuali cimbre del veronese, del vicentino e del trentino. Questa versione storica venne in seguito contestata dopo il ritrovamento di alcuni documenti in cui si poteva leggere che nel 1287, il vescovo di Verona, Bartolomeo della Scala, chiamò dalla vicina Baviera dei coloni boscaioli "tzimberer" per disboscare le zone montane della Lessinia veronese di sua proprietà. Offrì loro la possibilità di costruirsi un dimora fissa sull’impegno di disboscare una parte assegnata di territorio. Questi tzimberer costituirono poi delle comunità più ampie, dette contrade, che diedero poi luogo alla formazioni di 13 comuni diversi sparsi nel territorio. I comuni si costituirono nei " XIII COMUNI CIMBRI VERONESI". In questa seconda ipotesi storica l’attuale nome "cimbri" deriverebbe quindi da una dialettizzazione progressiva dell’originario termine "tzimberer" nell’attuale "cimbri" appunto, determinato dalla atavica difficoltà dei popoli veneti nel dire correttamente alla lettera "Z" trasformandola in "S". I tredici comuni erano quelli che oggi si chiamano: VELO, ROVERE’, ERBEZZO, SELVA DI PROGNO, BOSCOCHIESANUOVA, BADIA CALAVENA, CERRO, S. MAURO DELLE SALINE, AZZARINO, S.BORTOLO, VAL DI PORRO, TAVERNOLE, CAMPOSILVANO. Gli ultimi cinque sono oggi sono stati accorpati nei comuni limitrofi più estesi. Sul finire del 1500 tutti i tredici comuni avevano assunto la loro fisionomia giuridica e si costituirono in "vicariato delle montagne dei 13 comuni dove si parlava ovunque l’antica parlata "cimbra" Tauch che ancora oggi si parla solo a Giazza, frazione di Selva di Progno. Per queste specificità i XIII Comuni Veronesi godettero di particolari concessioni autonome anche sotto il dominio della Repubblica di Venezia fino all’occupazione napoleonica che cancellò ogni cosa. Questa particolare storia ha lasciato delle tracce indelebili sul territorio e così oggi possono essere conosciute attraverso il materiale custodito nel MUSEO DEI CIMBRI di Giazza. [ v.a. "Allgemeine Einführung: die Cimbern" & "Cenni sulla locazione delle tre enclavi cimbre" & "Storia dei Cimbri (cenni)" ]
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